L'uomo che non c'è di Hamid Barole Abdu
L’uomo che non c’è
L’uomo che non c’è
Avverte colpo dopo colpo
Il ritmo incessante della sua terra
Sa che il suo corpo sta qui
Mentre la sua anima è lontana
Per questo ha in viso una
Luce strana, di beata meraviglia
Siede, l’uomo che non c’è
Su di una panchina davanti alla stazione Termini
Ma ha narici colme
Dei seducenti aromi delle spezie lontane
Le sue orecchie ospitano chiassose grida
Da genti al mercato
I suoi occhi esultano perché
Egli sa che in quella casa,
Dietro quella tenda
C’è una donna che cucina cuscus
Per i suoi figli che tornano da scuola.
All’ombra di un ulivo aspetta
L’uomo che non c’è
Il richiamo alla preghiera del muezzin
E intanto chiude
L’uomo che non c’è
La Stazione Termini fuori di sé.
Hamid Barole Abdu (Asmara, 1953) è un poeta e scrittore eritreo. Dopo aver studiato letteratura in Eritrea, emigra in Italia nel 1974 e si stabilisce a Modena dove lavora come esperto interculturale. Ha pubblicato: Eritrea: una cultura da salvare (Ufficio Stampa del Comune di Reggio Emilia, 1988), Akhria – io sradicato poeta per fame (Libreria del Teatro, Reggio Emilia, 1996), Sogni e incubi di un clandestino (AIET, Reggio Emilia, 2001), Seppellite la mia pelle in Africa, una raccolta di poesie e brevi racconti tradotti in italiano ed in inglese (Artestampa di Modena, 2006).